Ti sei mai chiesto come è nata Roma?
La leggenda vuole che sia stata fondata con un semplice aratro.
Immaginatevi Romolo, giovane e ambizioso, che con un aratro sacro traccia sul suolo un confine inviolabile. Sta dando vita a una nuova città, Roma, e quel solco tracciato non è solo un limite geografico, ma un patto con gli dei. Il pomerio, così si chiama questo confine sacro, segna il perimetro di una comunità destinata a grandi imprese.
La città prese la forma di un quadrato intorno al colle palatino, con agli estremi gli altari e solo tre porte per accedere.
Immagina di passeggiare per le strade della Roma quadrata. L’aria è satura di odori di legna bruciata, di terra umida e di animali da cortile. Le case sono modeste capanne di fango e legno, raggruppate attorno a una piazza centrale dove si svolge la vita della comunità. Al centro della piazza sorge un altare dedicato a Giove, il re degli dei. Qui, i romani si riuniscono per pregare e celebrare i loro riti. L’ombra del Campidoglio, ancora spoglio di grandi edifici, incombe sulla città, proteggendola come una sentinella.
Secoli passano. Roma cresce, si espande, e con essa le sue mura. Le mura serviane, imponenti e maestose, racchiudono sei di sette colli e diventano il simbolo della Repubblica romana. Qui dentro si forgia la storia di un impero, qui si combattono battaglie epiche, qui si scrive il destino del mondo.
Ma la minaccia è costante. I barbari alle porte, le legioni indifese e gli imperi rivali che ambiscono alla conquista. E così, per proteggere la città eterna, sorge un’ultima grande opera difensiva: le mura aureliane. Un serpente di pietra che si snoda intorno alla città, pronto a respingere ogni assalto.
Le porte della città erano molto più che semplici passaggi. Ciascuna porta aveva un nome e un significato simbolico. Porta Capena, ad esempio, era la porta più antica e si apriva verso il sud, verso la campagna laziale. Era considerata la porta della morte, poiché era da lì che partivano le processioni funebri. Porta Collina, invece, era la porta settentrionale, verso l’Etruria, era associata alla guerra e alla vittoria.
Attraversare le porte era un rito. I viaggiatori dovevano sottoporsi a controlli doganali e fornire informazioni sulle loro intenzioni. I soldati, al loro ritorno dalla guerra, entravano in città trionfali, accolti dalle acclamazioni della folla. E i condannati a morte venivano condotti fuori dalle mura per essere giustiziati.
Oggi, di quelle mura antiche restano solo frammenti, ma la loro eco risuona ancora nelle strade di Roma. Sono un testimone muto di un passato glorioso, un monito a non dimenticare le nostre origini e a proteggere ciò che abbiamo costruito.


